Nove maggio 2018, giorno che porterò per sempre impresso nella mia mente. Inizia il viaggio tanto atteso e sperato: il ritorno nella mia terra natìa.
Dopo circa trentadue anni ritornavo nella mia Colombia. ¡Mi Tierra Querida! Quello del ritorno è stato sempre un pensiero costante, è stato lì a farmi compagnia. I miei piedi fremevano dal desiderio di calcare quella terra tanto lontana e tanto cara.
Ad accompagnarmi, i miei meravigliosi genitori.
I giorni che hanno preceduto la partenza, sono stati intensi, ricchi di palpitazioni, di adrenalina, anche di timore. Mille domande tormentavano la mia testa, molte di esse connesse ai pochi ricordi che avevo legati alla mia infanzia.
Il mio sbarco a Pereira ha messo in moto in maniera amplificata tutte quelle emozioni che fino a quel momento avevo sì vissuto, ma non con la stessa intensità.
Ero felice.
Il mio cuore aveva accelerato i suoi battiti e poi, un pianto dirompente.
Scesa dall’aereo inizio a sentire quel profumo di verde, di vegetazione a me familiare. C’era un ponte che ricordavo alla perfezione, ma che non riuscivo esattamente a collocare nella mia mente. Nel mio immaginario era un ponte enorme, ma quando lo vidi rimasi basita, era un piccolo ponte , tra l’altro crollato qualche anno fa. Io lo ricordavo con gli occhi di una bambina.

Non nego tuttavia di aver sentito a primo impatto un senso di estraneità, a mano a mano che camminavo per le strade e che osservavo ogni piccolo particolare, mi sentivo sempre più una turista, un’estranea a quella cultura, a quel modo di vivere.
I tratti somatici erano quelli ma le abitudini erano diverse, per fare un semplice esempio: le donne non fumano in pubblico e coloro che lo fanno portano indosso un’etichetta.
Ciononostante sono figlia di due terre: la Colombia, mia terra di nascita e l’Italia terra d’adozione e questo mi riempie di orgoglio.

Il mio ritorno mi ha inoltre permesso di rincontrare parte della famiglia affidataria con cui avevo vissuto per qualche anno. E’ stato un incontro che non è semplice descrivere a parole: dei cuori che battevano all’impazzata, la loro felicità e la loro commozione nel rivedere quella che prima era una bambina e adesso una donna.
Grazie a loro ho potuto rivedere alcuni di quei luoghi che frequentavo quando vivevamo insieme. Ho potuto rigustare il cibo che mangiavo, conoscere alcune delle mie abitudini quotidiane.

Non potevo inoltre esimermi dal chiedere come fossi da bambina, una delle tante domande che hanno sempre affollato la mia mente sopratutto dopo essere diventata mamma.
Il viaggio ha sempre avuto un significato simbolico nella cultura, visto come metafora della vita, perché la vita stessa è un viaggio, come momento di crescita e di acquisizione di consapevolezza di sé e quando il viaggio è intrapreso da chi va alla ricerca delle proprie origini, diviene poesia.
Ogni viaggio porta con sé dei cambiamenti. Il mio è stato il viaggio della mia verità, della ricerca delle mie radici, che ho sempre mantenute vive in me. E’ stato il viaggio che mi ha permesso di osservare direttamente l’altro aspetto del mio essere.
Spero di ritornare presto nella mia Querida Tierra, nel frattempo attendo portandola sempre nel cuore.
PaolaSpitaleri – Responsabile Anfad Palermo