Ormai in tutti questi anni di cultura dell’adozione, personalmente giro l’Italia dal 2012, si sono toccati temi su temi, parlando di tutte le difficoltà che si possono riscontrare nel legame tra figlio e genitore. Quante storie ho sentito e quante storie ho vissuto, molte.
Alcune erano impossibili da gestire perché erano una bomba che ormai doveva scoppiare per ritornare a guardarsi con amore. Sì, alla fine la cosa davvero più importante è l’amore.
L’amore che il figlio cerca nei genitori attraverso anche linguaggi e comportamenti poco idonei, ugualmente l’amore che il genitore spera di trovare negli occhi del figlio quando viene guardato. Nell’amore c’è il significato ultimo del rapporto.
Sembra una parola banale, forse fin troppo usata, ma il centro di tutto è proprio lì. Quale uomo, bambino, donna, papà, mamma, non desidera essere guardato con occhi che abbraccia tutto il loro essere?
Pensate che noi figli, che abbiamo vissuto le atrocità più grandi che si possano fare ad un bambino, non desideriamo essere guardati finalmente con uno sguardo umano pieno di affetto? Nello stesso tempo, da padre che sono, capisco il desiderio del genitore di essere abbracciati dal figlio che tanto desideravano e tanto hanno patito per averlo. Nulla importa più. Tutto il patimento dei genitori svanisce in quell’istante.
Il patimento dei figli però non svanisce in quel momento, anni di tortura e dolore non possono svanire in un istante con uno sguardo amorevole.
C’è chi, come nel mio caso, abbraccia il genitore dal primo momento, donando tutto l’amore che fino a quel momento non aveva potuto offrire e ricevere dai genitore tutto l’affetto che non aveva ancora ricevuto.

C’è chi, giustamente, è più diffidente e prima di fidarsi lasciandosi andare, devono passare settimane, alcune volte mesi.
Posso intuire il dolore del genitore che vede il figlio che a fatica li abbraccia, o cosa ancora più rara, li bacia. Sono i gesti che qualsiasi mamma e papà desiderano dal figlio, lo so. Come se il patimento dell’attesa non fosse ancora finito. Ma voi dovete reggere, il figlio vuole la certezza del vostro amore anche nelle situazioni più difficili. Se abbandonate, se cedete, anche per un istante, la diffidenza del figlio trova la sua conferma.
Non siete voi adulti la parte debole ma il bambino, il dolore provato fino al vostro arrivo non potete immaginarvelo.
È difficile lo so, vi posso capire. Posso intuire la vostra sofferenza di genitore: vedere che finalmente il vostro sogno, il vostro desiderio, si è fatto carne nel viso di quel bambino che è vostro figlio e non sentirsi liberi di stringerlo appieno con i gesti di affetto…quanto amore avete per lui, lo sento mentre scrivo. Il compimento della vostra coppia. Ma non è ancora finita, è solo l’inizio.
Quale Bellezza non viene raggiunta con almeno un po’ di fatica?

Detto questo, se già è difficile per una coppia serena nel rapporto, che insieme camminano verso il figlio, figuriamoci per chi decide di adottare per mille ragioni che non siano quelle di rispondere al proprio desiderio di genitorialità.
Proprio ieri ho ascoltato ancora una volta una storia triste di rapporto tra figlio e genitore. Ogni volta un figlio mi racconta le sue vicende piene di turbolenze nel rapporto con i genitori, mi rendo conto sempre di più di essere un miracolo e ringrazio la Vita e la Natura per avermi reso consapevole fin da bambino.
Adottare per sistemare un matrimonio in fallimento. Solo a scrivere queste parole mi vengono i brividi. Non funziona neanche con un bambino che hai nella pancia, figuriamoci con un bambino già grande con un vissuto che neanche puoi immaginare.
L’amore non è un gioco, il bambino non è un gioco. Non è una figura immaginaria, è una creatura in carne e ossa con un cuore pieno di sofferenza. Tu adulto come puoi pensare di adottarlo sperando che possa salvare il tuo matrimonio e non per amarlo? Ti distruggerà ancora di più.
“Ha voluto farlo solo per mio padre, lei non mi voleva. Lo avevo letto nel suo diario, da allora la mia sofferenza non ebbe pace”.
Qui c’è la competenza di psicologi e servizi sociali, professionisti che devono fare bene il loro lavoro.
Le coppie che non desiderano realmente un figlio non possono compiere il passo dell’adozione, il bambino ha già sofferto abbastanza.
L’adozione non è un gioco.
Manuel Antonio Bragonzi