Bologna 16 giugno 2019
Ieri è stato per me un giorno molto particolare: il mio primo “ingresso in società adottiva” se così lo posso chiamare.
Non avevo ancora partecipato ad un incontro che trattasse questo tema a me caro. Per me era tutto nuovo, già dalla sera prima di partire ero molto
emozionata e anche tanto curiosa di vivermi appieno questa esperienza che
avrei affrontato da lì a poche ore.
Arrivata a Firenze mi sono recata subito al luogo dove si teneva l’incontro di Legami Adottivi, evento organizzato da donne adottive adulte.
Appena sono entrata ho iniziato a cogliere tanti visi, belli, visi familiari, non
perché li avessi già visti, ma perché ho letto nei loro occhi qualcosa che era
vicino a me.
È stata una sensazione strana: vedere tutte queste persone con caratteri
somatici diversi e pensare che tutti loro sono figli di genitori italiani.
Prima di iniziare ci siamo conosciuti con un po’ di ragazzi e ho trovato diverse persone di Bologna. La cosa mi ha fatto immensamente piacere perché ho pensato subito che avrei potuto coinvolgerle e trovare qualcuno che collaborasse con me in ANFAD nella mia città .
Dopo la prima presentazione della giornata veniamo divisi in gruppi di lavoro.
Io avevo scelto il workshop “L’io adottivo nelle relazioni di coppia”.
Saremo stati una decina di persone e le nostre coordinatrici di gruppo erano Devi Vettori e la psicoterapeuta Joyce Manieri.
Subito si è formato una bella atmosfera. Le coordinatrici hanno saputo
accompagnare le conversazioni con una delicatezza e una serenità davvero
professionale.
Ci sono state persone che hanno parlato di più e altre un po’ più a fatica.
Qualcuna si è commossa e la dolcezza delle sue lacrime mi ha toccato il cuore.
Mi ha colpito in particolar modo una ragazza boliviana che ha esternato la
sua fatica ancora a cercarsi e a trovare una sua serenità.
Un’altra, invece, molto giovane, ha partecipato solo con l’ascolto e
successivamente ci ha detto che per lei era stato già un grande gesto di
coraggio aver partecipato.
Prima della restituzione finale dei vari gruppi, abbiamo avuto la pausa e mi
sono trovata a pranzare insieme ad alcuni ragazzi che, anche se avevo
conosciuto poco tempo prima, è stato come se li conoscessi da sempre, sensazione davvero piacevole che abbiamo condiviso tutti. In ultimo la
restituzione finale dei vari coordinatori dei gruppi .
Sono emerse tante cose diverse, ma il filo conduttore è stato sempre lo stesso: siamo si figli adottivi, ma siamo comunque noi, persone come tutti, che camminiamo passo per passo dentro alla giostra della Vita.
Io credo che noi figli adottivi davvero abbiamo una marcia in più che sta
nella ricchezza delle nostre storie e che ci fa approcciare alla Vita con un
cuore pieno di sensibilità ma anche colmo di Amore.
Jenis Cattabriga